Lo scorso 9 febbraio il popolo elvetico è stato chiamato ad esprimersi sull'iniziativa popolare " Contro l'immigrazione di massa".
L'iniziativa è stata accettata con il 50,3% dei voti a favore, contro il 49,7% dei contrari. La partecipazione alle urne è stata del 55,8%.
Alla faccia della democrazia però, ci sono stati degli esponenti politici che hanno mal digerito il volere del popolo sovrano. Il presidente del Partito Socialista, Christian Levrat, l'ha definita " una catastrofe per la Svizzera" ( si vede che non conosce nessuno che campa con la rendita assistenziale. Vivrà nel Paese delle Meraviglie, beato lui).
Il Ticino ha accettato l'iniziativa con il 68,2% dei voti ( chissà come mai?) e, nonostante ciò, alcuni politici locali hanno detto a più riprese che i cittadini hanno mal compreso il senso dell'iniziativa. Siamo un po' tonti, insomma.
Eh sì, perché vivere in un cantone con un tasso di disoccupazione pari al 4,4% ( sono circa 10000 persone in cerca di impiego e se a queste aggiungiamo chi purtroppo è passato all'assistenza sociale o grava in toto sulla famiglia, la cifra sale ulteriormente) ed esprimersi a favore in merito a un'iniziativa che, tra le varie cose, obbligherebbe gli imprenditori ad assumere manodopera indigena, è un'eresia.
Non contenti, un gruppo di pagliacci ..... sorry, persone, ha deciso di lanciare un'iniziativa per abrogare gli articoli 121 e 121.a della Costituzione federale introdotti il 09 febbraio scorso. Con le urne ancora calde, e calpestando ciò che noi chiamiamo democrazia, entro giugno 2016 si impegneranno a raccogliere le 100000 firme necessarie. La domanda sorge spontanea : se abbiamo votato a favore la prima volta, che cosa vi fa credere che sarà diverso la seconda volta? Pensate che il 45% dei non votanti si recherà alle urne e accetterà il vostro vilipendio?
Intanto i nostri politici si stanno spremendo le meningi per far sì che i nostri imprenditori assumano manodopera locale. Certe proposte ( che nessuno me ne voglia ) fanno sbellicare dalle risate. Se pensano di risolvere il problema del frontalierato con dei congedi ( anche non pagati) alle neo-mamme o con delle riqualifiche professionali piuttosto che sulla formazione continua beh,campa cavallo che l'erba cresce! Suvvia, non scherziamo.
L'unica proposta, concreta ed efficace ( anche se non risolutiva) è quella dei Verdi " Salviamo il lavoro in Ticino " che chiede l'introduzione di contratti collettivi per ogni settore con un salario minimo di riferimento. Ma la Commissione speciale Costituzione e Diritti politici ha rinviato questa iniziativa. Vogliono congelare l'iniziativa in attesa di ulteriori chiarimenti. Parafrasando, vogliono farsi la campagna elettorale in pace per poi mandarci affanculo dopo le elezioni.
Di fatto, l'unico modo per porre fine al problema del frontalierato con il conseguente dumping salariale, sarebbe quello di tassare gli imprenditori-sfruttatori " obbligandoli " così a scegliere personale locale in disoccupazione o in assistenza sociale.
Non mi sembra che ci voglia un premio Nobel per la scienza per capire il concetto.
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