Un mio amico ha appena pubblicato un post che, oltre ad avermi fatta riflettere, mi ha profondamente addolorata. L'articolo in questione lo potete trovare in calce a questo pezzo : riporta la triste storia di Brittany Maynard, una giovane donna che ha deciso di togliersi la vita perché malata terminale di cancro.
Inevitabilmente la sua dolorosa vicenda ci riporta a un tema tanto delicato quanto dibattuto : la libera scelta dell'individuo di affidarsi all'eutanasia.
I Paesi in cui è legale " la dolce morte " ( qui intesa come eutanasia attiva, ossia quando il decesso è provocato tramite la somministrazione di farmaci che inducono la morte) sono solo sei, se non cado in errore, mentre se calcoliamo anche gli stati dove è legale l'eutanasia passiva ( quando viene interrotto un trattamento medico necessario alla sopravvivenza dell’individuo ) superiamo di poco la decina. In Svizzera l' aiuto al suicidio ( procurare la sostanza letale al paziente che auspica suicidarsi, quest’ultimo poi la ingerisce senza l’aiuto di terzi ) è legale, così come l'eutanasia passiva.
Esprimere un parere su un argomento così delicato non è affatto semplice, Definire poi se si tratti di un atto di pietà o di convenienza è ancor più arduo. Qui non si tratta di decidere se è bene o è male che una persona soffra più del dovuto anche quando oramai le speranze sono zero. Più che altro bisognerebbe decretare se è giusto che una scelta di tali dimensioni sia legalizzata.
Per quanto mi concerne credo che ogni essere umano abbia il sacrosanto diritto di scegliere il modo ( PER LUI ! ) più dignitoso di morire, Dovrebbe essere una libera scelta,sicuramente sofferta, ampiamente ponderata, difficilissima e dolorosa, ma appunto, in quanto tale andrebbe rispettata.
Chi stabilisce la sacralità della vita? La bioetica? Sicuramente. Le religioni? Certamente.
Non vorrei cadere in un qualunquismo indefesso, ma vorrei addentrarmi in questo tema, per certi versi quasi atavico.
Personalmente credo che l'etica medica implichi prima di tutto il rispetto della persona umana. Ritengo che la domanda di una persona che soffre non può venire ignorata e che rispettare la sua vita significa anche rispettare le condizioni della sua morte.
L'eutanasia, in sostanza, anticipa di poco l'inevitabile.
Ogni essere umano è in possesso di un proprio bagaglio culturale, di esperienze di vita diverse, di pensieri propri e a volte di un proprio Credo.
Ciò che è giusto per un individuo, può essere sbagliato per un altro.
Perché dunque ci troviamo a giudicare delle scelte così intime e personali? Perché il Credo di un uomo deve privare la libertà a quell'altro? Perché l'eutanasia non è un diritto a livello internazionale?
http://www.liberatv.ch/node/27958
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