sabato 27 agosto 2016

L'Ufficio Tassazioni ci fa sentire un po' Briatore

Poco fa ho letto un'intervista di De Maria fatta a un elegantissimo ragazzo appartenente alla High Society luganese pertanto ho sentito l'impellente necessità di descrivere il generoso e sottomesso piacere del - meno elegante - ceto medio nel pagare le tasse; poiché in quel frangente - solo lì, eh! - ci sentiamo un po' Briatore. 


Il momento di aprire la busta contenente la decisione di tassazione è uno stile di vita; sai che è arrivato il momento di giocare a bubusettete con la sfiga. 
Sai che prima o poi arriverà, è chiaro, ma la decisione giunge sempre quando meno te l' aspetti. 
Arriva il giorno in cui ti sei alzata felice e stai per affrontare la giornata con il sorriso, cose che sappiamo bene capitano piuttosto raramente. Vai a ritirare la posta con la letizia di chi si è svegliato con il piede giusto ed è lì che " tac ", ti senti qualcosa nel culo, come se ci avessero piantato un pino. Non eri preparata alla decisione di tassazione, men che meno ai pini, e sai bene che il momento più delicato - dopo levare le pigne dal sedere, of course - è l'apertura della busta. Questo è l'unico momento in cui è meglio tagliare la testa al toro e venire subito al dunque. In questi casi i preliminari servono solo a prolungare l'agonia perché il mattino dopo te la troveresti ancora lì, che ti guarda con aria sognante e ha già scelto la data del vostro matrimonio. Meglio di no, meglio farla finita subito. 
E allora prendi coraggio e la apri, non può essere troppo salata perché oltre a guadagnare mensilmente quello che Balotelli spende per una cena, hai detratto anche i collant color carne della tua defunta nonna, spirata nel 2013. Dovrebbero darti l'esonero per pietà. E invece no, non si sa bene come mai, ma per per l'Ufficio Tassazioni tu non sei una proletaria, bensì la Sultana del Bahrein e in quel momento, oltre al pino, ti cresce anche una betulla, due cipressi, quattro castagni e un nido di usignoli. 
Una foresta incantata, in pratica.





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