domenica 20 settembre 2015

La disoccupazione in Ticino

La piaga sociale della disoccupazione nel canton Ticino, a mio giudizio, nasce da una discriminazione in atto, di cui ancora non esiste piena consapevolezza.
Ritengo che il nostro Paese manchi di trasparenza : da una parte cerca di rassicurare i cittadini e da quell'altra trema di fronte alla parola " decisioni ". Una democrazia deve avere coraggio; e non dev'essere una cosa imposta, ma sentita. Perché una decisione sbagliata, è pur sempre meglio dell'ignavia che ci circonda.

La disoccupazione in Ticino

Sono anni ormai che ci propinano le solite balle. Le solite parole da quattro soldi che cadono a pioggia per compiacere ogni campanile.
Vogliamo parlare di disoccupazione? Bene. Facciamolo seriamente.
Nell'agosto del corrente anno il tasso di disoccupazione era del 3,4% ( 8740 persone in cerca di impiego registrate). Chiaramente nella suddetta classifica non rientrano i disoccupati ai sensi dell'ILO, ossia le persone che campano di assistenza sociale, i giovani che non hanno maturato le indennità di disoccupazione e quindi presi a carico dalla famiglia, gli uomini e le donne sposati e sostentati dal partner e tutti coloro che hanno una rendita modesta.
Va da sé che la percentuale di disoccupazione è un pelino più alta del 3,4% e no, non è in calo. I disoccupati sono semplicemente rientrati in un'altra categoria.
Ritengo che per risolvere un problema è essenziale innanzitutto riconoscere che esista.
" Houston, abbiamo un problema! ".

Gli indigeni sono poco qualificati 

Davvero? È strano però, dato che le università svizzere figurano tra le migliori del mondo. L'ETH di Zurigo, per esempio, mantiene la sua posizione di prestigio classificandosi al 4° posto in Europa, dopo Oxford, Cambridge e l'Imperial College di Londra.
Anche l'apprendistato svizzero non è da meno : la delegazione elvetica ha ottenuto il 4° rango ai campionati del mondo dei mestieri.
La popolazione autoctona dunque, è molto qualificata. Il problema è la concorrenza sleale.
Se un datore di lavoro cerca un impiegato di commercio e pretende di pagarlo 2800 franchi al mese, non è che si deve stupire se non ha uno stuolo di potenziali candidati residenti in Svizzera in possesso di una laurea in ingegneria aerospaziale. Il problema è lui, non le sedicenti incompetenze dei cittadini. Che abbiano la decenza di dire : " Sono un pezzente e non mi va di elargire ciò che è giusto " e la smettessero di incolpare chi di colpe non ne ha.

I residenti sono poco flessibili 

Brutti cattivoni che non vanno a lavorare per 1000 euro al mese. Certo che l'etimologia di " flessibilità " ha subito parecchi cambiamenti.
Io il martedì mattina faccio volontariato. È una causa in cui credo e sono felice di poter donare il mio tempo a chi è meno fortunato di me. Non percepisco un centesimo, naturalmente. E come me ci sono un'infinità di persone.
Ma lavorare non è sinonimo di fare volontariato e flessibilità non è sinonimo di beneficenza.
È un dare per avere. È onestà da entrambe le parti.
Ricordiamocelo.


Bene. Vorrei che la politica, per una volta, lasciasse da parte i rancori interpartitici e si mettesse a lavorare per il bene comune.
Vorrei una politica umana, prima ancora di essere politica. Una politica che rimetta l'uomo e non il provento al centro di tutto. Una politica che si renda conto che viviamo ancora nella caverna di Platone e che a volte confondiamo le ombre con la realtà.
Vorrei che la smettessero di ciarlare e si dedicassero ai fatti. Perché i loro cinguettii non servono a niente se non collimano con la realtà dei fatti : si riducono a un semplice orpello linguistico.
Vorrei che per una volta, una soltanto(!), la smettessero di sparare minchiate.
È chiedere troppo?

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