martedì 3 novembre 2015

La tristezza del Ticino

Ieri il caporedattore del Blick ci ha, eufemisticamente parlando, definiti i " Terroncini della Svizzera " o, per dirla con parole sue, i  " Rivella-Italia". Tra risottini, boccalini, formaggini, salamini e merlottini, ci ha fornito un ritratto psicologico che manco Freud quando si dedicò al genio vinciano. Una reiterazione dello stereotipo del ticinese un po' babbeo, in pratica.
Sì, perché il Ticino può essere inteso in vari modi. Geograficamente è la parte meridionale della Confederazione. Per i vacanzieri è la Tijuana de noantri. Per il resto della Svizzera è una rogna di dimensioni siderali.
Comunque. Il povero Peter, quando viene nel nostro Cantone, si sente triste. Eh sì, perché a quanto pare non ci sono più i camerieri di una volta, quelli che impararono il mestiere da Pierino.
Mi sento quindi in dovere di scusarmi con il signor Röthlisberger a nome di tutti i miei concittadini.
Perché se il turismo in Ticino sta andando indietro come un gambero indopacifico non è assolutissimamente colpa del fatto che qui con un determinato budget alloggi in un tugurio mentre se vai a Stresa ti pigli una suite in un 5 stelle. E non è nemmeno colpa di " Ticino Turismo " che, in quanto a proposte efficaci per incrementare il turismo, si è piazzato dietro a Madame Bovary. Nossignore. È colpa è dei camerieri : stronzi e impreparati.
Quindi, cari ristoratori e albergatori, se non volete che i turisti si estinguano come dei pterodattili, vi suggerisco di trattare il cliente con il dovuto rispetto. Il turista è il nostro Re. Quando gli servite un caffè, dovete inscenare uno skatch che a confronto i matrimoni burini e kitsch devono sembrare na' cosina sobria. Io consiglierei di imitare la cerimonia di inaugurazione alle Olimpiadi.
E che cavolo, siamo ticinesi o no?






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