Sappiamo bene che una relazione, di qualunque genere, è inconciliabile con il sacerdozio cattolico e il Monsignore Charamsa avrebbe potuto fare il gigione con ogni uomo gli capitasse sotto tiro, come fosse un Cristiano Malgioglio qualunque. E invece no. Il teologo ha scelto la coerenza. Ha scelto di sganciare una bomba a mano proprio nel cuore dell'omofobia : il S.Uffizio. Ha scelto la via più ostica. Ha scelto il coraggio. Ha scelto l'amore. Perché per amare, totalmente e incondizionatamente, ci vuole coraggio.
Di tutta questa storia, ciò che più mi stupisce ( e mi ferisce ) è l'indignazione. L'indignazione del Vaticano. L'indignazione di quel pozzo di scienza di Salvini. L'indignazione dei credenti.
Dov' era la vostra indignazione quando l'attuale Pontefice ha rimosso Monsignor Plano perché aveva protetto preti pedofili che adescavano minorenni con la stessa precisione di un Tom Tom?
E vogliamo parlare del caso di Padre Alfonso Maria Parente, della parrocchia di San Bartolomeo? Selvaggia Lucarelli ce lo descrive così : " Prima andò a Sanremo giovani e come una Ruby Rubacuori qualunque mentì sulla sua età, dichiarando 32 anni anziché i suoi 38. (scoperto, fu buttato fuori perché il limite per partecipare era di 35 anni). Poi scappò con la cassa della parrocchia. Poi si mise a vendere il kit di Padre Pio truffando 8000 fedeli convinti che il ricavato andasse in beneficienza. Peccato che i soldi se li tenesse lui e che finì ai domiciliari. Fu sostituito con una scelta sobria: no, non con un altro personaggio dedito alla beneficienza, ovvero Edoardo Costa. Con Don Juan Pablo. Uno con la passione per il culturismo anzichè per il culto della fede e con un convivente uomo. Un francescano, insomma, ma nel senso che aveva il poster di Francesco Arca in camera da letto. In carcere invece ci finì un’altra pecorella smarrita, Don Renato Giaccardi, della parrocchia di Loano. Lui si limitò a beccarsi 4 anni per induzione e sfruttamento della prostituzione minorile. Una condanna profondamente ingiusta, visto che il suo spirito era così caritatevole che dava più soldi ai ragazzini che gli portavano degli amichetti. Una sorta di tre per due, insomma. Il buon Don Renato adottava né più né meno la politica del Cocoricò e qualcuno ha pensato bene di metterlo in galera. Che mondo iniquo. Insomma, davvero un peccato che il vescovo Mario Oliveri sia commissariato perché è un autentico talent scout del sacerdozio. Uno che a furia di accogliere pecorelle smarrite ha smarrito sia il mistero della fede che l’evidenza della fedina penale. E dispiace molto che lo sostituisca un nunzio apostolico. Ancora un paio d’anni di sua oculata missione pastorale ad Albenga e una parrocchia a Genny ‘a Carogna non l’avrebbe tolta nessuno. "
Ecco. Lì dov'era la vostra indignazione?
Nessun commento:
Posta un commento