domenica 25 ottobre 2015

Il femminismo deve essere coerente e coscienzioso, altrimenti è solo un'inutile pagliacciata

Le donne sindacaliste dell'UNIA hanno respinto il progetto " previdenza vecchiaia 2020 ", ritenendo inaccettabile l'armonizzazione dell'età pensionabile per tutti.
Qui si sta passando dalla legittima pretesa di vedere riconosciuti i propri diritti e di avere le stesse opportunità ( e lo stesso stipendio ! ) date ai colleghi uomini, a una martirizzazione retorica e nociva.
Per raggiungere la parità dei sessi, che purtroppo è ancora una chimera, è necessario lavorare su molti aspetti e l'emancipazione, teniamolo bene a mente, passa anche attraverso i doveri.
Abbiamo il sacrosanto diritto di guadagnare quanto gli uomini. Di non venir giudicate come una " New Century Financial  con gli arti " perché in età fertile. Di ambire alle stesse posizioni a cui mirano i maschi. Di andare in pensione con una rendita dignitosa.
Lagnarsi del fatto che il gentil sesso compie molti più lavori non retribuiti degli uomini e che a causa di ciò merita uno " sconto ", è tutto fuorché femminismo. È l'antitesi del progressismo.
La parità dei sessi parte da lontano. Parte dall'educazione e va sempre più ( o perlomeno, dovrebbe andare ) nella direzione della condivisione dei doveri. Invece si parte dal presupposto che le donne debbano continuare ad essere tali, ma in più dovrebbero " elevarsi al quadrato " assumendo anche il ruolo di padri, di domestiche, di dirigenti oltre a quello arcaico di custodi e nutrici; il tutto lavorando. Spesso a tempo pieno.
La donna è un essere imperfetto quanto l'uomo e come tale, dovrebbe imparare a delegare, ad alleggerirsi, a fare di meno invece che di più, a pretendere ciò che è giusto.
È la mentalità a dover cambiare. 

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